Trisha Brown

Una coreografa, una mente in perenne fermento, un'ispirazione.
Trisha Brown



Buongiorno,
Solitamente non scrivo mai post su artisti ma volevo dedicarne almeno uno ad un personaggio che è stato, e sempre sarà, molto importante nella mia vita.
Trisha Brown, venuta a mancare il 18 Marzo.

Descrivere la sua vita e le sue sperimentazioni risulterebbe sicuramente riduttivo. Sinceramente odio anche etichettare le persone in base alla loro professione: "Era una ballerina! Era una coreografa!".
Chi era non lo so, non ho mai avuto l'occasione, l'onore, di conoscerla o vederla, se non grazie a Youtube.  Preferisco linkarvi qualche suo lavoro.
Che siate voi a vedere e sentire i suoi lavori.

Inizio da qui:
Man walking down the side of the building 

Performance prodotta nel 1970 e portata in scena diverse volte negli anni, e su diversi palazzi.

Man walking down the side of the building 1970
Vi riporto un piccolo commento della Brown su questo lavoro preso dalla conversazione con Rossella Mazzaglia e Adriana Polveroni del 19/10/09: "Mi era venuta questa idea di scendere lungo il fianco dell’edificio come se camminassi e di farlo io stessa, ma poi ebbi problemi di schiena e dovetti trovare un sostituto 1 . Una delle cose con cui si combatte quando si è coreografi – e credo sia comune a tutti – è capire da dove iniziare, come arrivare al punto centrale e poi come arrivare alla fine di un lavoro. Volevo creare una danza chiara per come l’avevo in mente. Molti giovani coreografi non sanno cosa possono e dovrebbero fare. Era questa la mia logica. C’era anche un’altra ragione: mi trovavo sul tetto, al settimo piano poi mi spingevo sul bordo per guardare giù. Vedevo le teste delle persone che passavano sul marciapiede. Mi piaceva, perché da lì tutto appariva così diverso. Questo fu l’inizio delle mie camminate sui muri e sulle pareti."

Ovviamente questo suo essere fuori dagli schemi non escludeva affatto l'idea di performare a teatro o nei musei.

Set and Reset del 1983


Inizia con un autografo: la danzatrice cammina orizzontalmente retta dal resto della compagnia.
Per poi passare ad un immaginario completamente diverso, una continua risacca del mare, notate come viene sfruttato lo spazio periferico della scena? Pensiamo sempre che la prima volta che questo spettacolo è andato in scena erano gli anni '80, il comune pubblico iniziava a vedere nuove idee ma era comunque abituato a scene con prospettiva centrale, come nel balletto classico ad esempio.
Le quinte sono trasparenti!
Ho sempre interpretato questa scelta come un evitare di delimitare lo spazio teatrale a quel rettangolo che è il palco. Come rendere un immagine infinita. Geometricamente come quando rappresentiamo una retta. Sembra dire:" Guardate lo spazio non finisce! Niente e nessuno può rinchiudermi quando danzo, ne in una forma, ne in un'idea!".
Già sto esprimendo troppo il mio parere! Scusate ma sono anni che guardo i suoi lavori e studio per cui è difficilissimo trattenersi.

Vi lascio altri due link:


Documentario dove sentirete direttamente la Brown parlare di danza e delle sue idee. 
Bach Brown Monteverdi- TRISHA- Raisat 1 Cultura 1999



Questo video parla da solo:
Last Dance of Trisha Brown - Théâtre National de Chaillot, Paris, 2011

Buona visione!

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